Documento di Economia e Finanza per il 2021
Confprofessioni in audizione: un indirizzo di politica economica che va oltre la pandemia. Ma senza una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ci sarà una ripresa senza occupazione. Occhio ai costi della pubblica amministrazione. Rivedere la legislazione fiscale, partendo dalla riforma dell'Irpef.
«Bene il sostegno alle attività economiche, agli investimenti pubblici nelle grandi opere e l'obiettivo del rientro del debito pubblico, ma occorre prestare maggiore attenzione ai rischi connessi all'andamento del mercato del lavoro, per evitare crisi occupazionali con effetti deflattivi sull'intera economia». Con queste parole Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni, è intervenuto lunedì 19 aprile presso le Commissioni congiunte "Bilancio" del Senato e della Camera dei deputati sul Documento di Economia e Finanza per il 2021.
Se il DEF 2021 indica un chiaro indirizzo di politica economica di ampio respiro che va oltre la crisi pandemica, il suo anello debole sta proprio nelle politiche del lavoro nella programmazione economica per il 2021. Secondo Confprofessioni, le ottimistiche previsioni di crescita economica e occupazionale contenute nel Documento non tengono conto dei nuovi modelli di business più flessibili e rischiano di alimentare una jobless recovery, una ripresa senza occupazione. Occorre quindi «realizzare un sistema di welfare davvero universale che coinvolga anche i professionisti iscritti agli enti di previdenza privati, e mettere mano alla riforma delle politiche attive».
Positive, invece, le misure di sostegno all'economia: dall'integrazione di maggiori risorse per autonomi e professionisti, con il rifinanziamento del meccanismo a fondo perduto, alla moratoria sui prestiti e i mutui bancari; dalla destinazione di ingenti risorse pubbliche al finanziamento di grandi opere connesse al PNRR, «da accompagnare a una radicale semplificazione del quadro regolativo in materia di contratti pubblici», all'intervento legislativo di revisione e riordino degli incentivi, attesi dai professionisti «per favorire l'aggregazione degli studi professionali, sviluppare le competenze digitali dei professionisti e dei dipendenti degli studi e incoraggiare l'accesso al mercato internazionale dei servizi professionali».
Sul capitolo del rientro del debito pubblico, Confprofessioni sostiene che «deve prendere le mosse da una coraggiosa revisione dei costi strutturali dell'amministrazione pubblica, attraverso l'introduzione di modelli di partenariato pubblico-privato sperimentali da realizzare attraverso il ruolo sussidiario dei professionisti, specialmente giovani». Indispensabile, infine, un'ampia revisione della legislazione fiscale, a partire dalla riforma dell'Irpef per «riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuente, elevando lo Statuto del Contribuente a rango costituzionale; bilanciare il carico fiscale oggi iniquamente distribuito tra le categorie, che penalizza soprattutto professionisti e autonomi; riformare la giustizia tributaria».