Confprofessioni: stop agli studi di settore
"A poco più di 20 giorni dalla prima scadenza del pagamento della dichiarazione dei redditi, non sono ancora state rilasciate le modalità di calcolo degli studi di settore per l'anno 2012. Tenuto conto della profonda crisi che è diventata una vera e propria calamità per il sistema economico e sociale del Paese e dei cronici ritardi dell'amministrazione finanziaria appare opportuno sospendere l'applicazione e la compilazione degli studi di settore per l'esercizio in corso". Questa la tesi di Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, in vista dell'appuntamento con le dichiarazioni Irpef del prossimo 16 giugno.
"Non ci sono correttivi anticrisi che tengano" ha aggiunto Stella. "In un periodo di grave recessione economica è inconcepibile una verifica basata sugli studi di settore calcolata sulla redditività delle imprese, la maggior parte delle quali è in perdita e quindi non è congrua secondo gli studi. Paradossalmente, oltre a subire la crisi le imprese rischiano di finire nel mirino del fisco, con tutte le conseguenze che ne derivano. Ma non solo. Il regime premiale previsto dal Dl anticrisi è stato applicato a nemmeno un quarto degli studi di settore in essere. Per non parlare poi della assurda discriminazione che colpisce i liberi professionisti, i quali non possono beneficiare di alcun sistema premiale. Una norma palesemente incostituzionale perché instaura una disparità di trattamento tra i vari contribuenti dello Stato".
"Sicuramente gli studi di settore hanno contribuito a migliorare il rapporto fra fisco e contribuente, ma risultano inefficaci nella lotta all'evasione" conclude Stella. "Esistono strumenti più efficaci per stanare gli evasori quali il redditometro, nell'attuale versione, e le indagini finanziarie, laddove applicate nell'ottica dei principi costituzionali della giusta tassazione; così come strutturati gli studi di settore rappresentano soltanto un inutile appesantimento burocratico a danno dei contribuenti onesti".