CS Equo compenso, Confprofessioni: per il TAR Lazio legittimo lavorare gratis
La sentenza del TAR Lazio del 30 settembre 2019, ci riporta indietro, dopo un lungo cammino che i liberi professionisti hanno compiuto per far comprendere al Governo, alle forze politiche e all'opinione pubblica, l'importanza sociale del lavoro professionale e il valore rivestito per l'intera comunità e per ciascun singolo cittadino, delle strutture professionali, poste a difesa della salute (professioni mediche), della libertà personale (professioni giuridiche) del patrimonio (professioni economiche), del territorio, del paesaggio, dell'ambiente e del patrimonio culturale (professioni tecniche del territorio).
Non si comprende come queste professioni potrebbero fornire prestazioni gratuite. Significa che i professionisti dovrebbero lavorare gratis e anche sostenere le spese (personale, uffici, viaggi, imposte) per coloro che ne riceverebbero beneficio a titolo gratuito?
Si consideri poi, in ogni altra condizione di lavoro, la prestazione gratuita è un atto di sfruttamento illegale, sanzionato anche penalmente.
Nel caso delle professioni del territorio, già gli architetti e gli ingegneri, per tentare di lavorare nel settore delle opere pubbliche, devono partecipare a concorsi, investendo ad esclusivo loro onere, tempo, risorse umane e denaro.
Come si può ragionevolmente pensare che possano poi fornire prestazioni gratuite in modo trasparente e con i necessari contenuti tecnico - scientifici?
Giriamo questa domanda al Governo e all'opinione pubblica, affinché questo increscioso episodio divenga l'ultimo di una serie che ha già apportato enormi danni all'economia e all'ordinato svolgimento della vita civile del Paese.
Bruno Gabbiani, presidente ALA - Assoarchitetti